Territorio

San Donà, l’appello del Pd: “La città ha bisogno di servizi ferroviari migliori. La Regione si attivi per ottenerli”

13 Novembre 2024

A breve San Donà avrà la nuova stazione ferroviaria che, grazie alla vicinanza con l’autostazione Atvo, garantirà un efficace scambio intermodale tra ferro e gomma. Ma i servizi ferroviari di cui dispone la città non sono all’altezza di un bacino che, contando anche i Comuni limitrofi, supera i 90 mila abitanti. Almeno così la pensa il Partito Democratico di San Donà, il cui capogruppo consiliare Daniele Terzariol ha depositato una mozione con cui si impegnano il sindaco Teso e la giunta a «richiedere, con forza, a Trenitalia e alla Regione di tornare a far fermare i treni a lunga percorrenza (Frecce incluse) nella stazione di San Donà di Piave-Jesolo». Nel documento, che sarà discusso nella seduta del 19 novembre, si ricorda come in passato la stazione sandonatese fosse dotata di collegamenti diretti a lunga percorrenza con la Sicilia, la Puglia, Roma, Milano, Genova, ma anche internazionali con Belgrado, Budapest, la Svizzera e Vienna. Oggi fermano solo due coppie di Intercity da e per Roma, una coppia di Frecciarossa da e per Milano e una coppia di Italo per Roma e Napoli.

«Rispetto a trent’anni or sono – commenta Terzariol – San Donà ha perso la fermata di ben 8 convogli giornalieri a lunga percorrenza. Non si riesce a capire perché, visto che è nettamente il centro più rilevante del Veneto Orientale e tanto la popolazione, quanto le attività di tutta la città e del territorio limitrofo sono in continuo aumento. La stazione serve un bacino di utenza attorno ai 90 mila abitanti e ingloba anche la destinazione Jesolo che conta su 5 milioni e mezzo di presente turistiche. Realtà territoriali di dimensioni molto inferiori, Conegliano ad esempio, hanno più servizi ferroviari di quanti ne abbiamo noi».

«È una situazione che penalizza anche le attività economiche – conclude Terzariol –. Chi debba raggiungere Milano, Torino o Roma è costretto a cambi, spesso con coincidenze precarie, o a scegliere altri mezzi, più costosi ed inquinanti. Ci auguriamo che anche le categorie economiche diano sostegno a questa richiesta».