Veneto Orientale, salgono i contagi da Covid
19 Luglio 2022Continuano ad aumentare le positività da Covid 19 in tutto il Veneto orientale. L’incremento dei casi iniziato già a metà giugno, vede un un trend tutt’ora in ascesa soprattutto nei comuni più popolosi: San Donà di Piave, Portogruaro e Jesolo.
Analogamente sono aumentati anche i contagi tra il personale dipendente dell’Ulss 4, dove giovedì scorso si contavano una novantina di positività tra le varie unità operative e specialità: infermieri, medici, personale amministrativo, assistenti sanitari, OSS, fisioterapisti, ostetriche ed altre.
Una situazione che ha spinto il dott. Leonardo Di Ascenzo, cardiologo dell’Ulss4 e segretario dell’Associazione Sindacale Medici Ospedalieri ANAAO-ASSOMED, a rivolgersi direttamente alla popolazione per un appello alla responsabilità collettiva:
“Concittadine/i e Turiste/i,
mi rivolgo a Voi facendomi interprete di molte colleghe e colleghi impegnati quotidianamente nelle strutture sanitarie del Veneto Orientale, soprattutto in queste settimane nelle quali il personale medico e sanitario di tutte le medicine dei nostri ospedali è pesantemente sotto pressione, per l’incremento progressivo dei ricoveri di persone “anche” positive per COVID.
Medici che si sono ridotti le ferie estive per consentire ai reparti di funzionare con un adeguato livello di cure e sicurezza clinica.
Medici che per la positività di altri colleghi sono costretti a turni consecutivi, giorni e notti, sabati e domeniche compresi, che giungono anche fino ai 20 giorni consecutivi con carichi assistenziali crescenti.
Vi invito dunque alla prudenza nei confronti dell’infezione da COVID, Vi invito a usare le mascherine FFP2 quando in situazioni di affollamento, Vi invito ad effettuare con tempestività un tampone in caso di febbre anche modesta, Vi invito a rispettare l’isolamento in caso di positività.
Perché?
A tutela dell’efficacia dei sistemi sanitari rivolti a TUTTI.
L’attuale recrudescenza pandemica sembra non mostrare quadri di particolare gravità di malattia da COVID (polmoniti, sindrome infiammatorie sistemiche come nella prima ondata) ma sta incidendo in modo altrettanto importante sull’organizzazione interna delle strutture sanitarie.
Come?
Un paziente che giunga ad esempio per scompenso cardiaco e che risulti positivo al COVID anche solo incidentalmente comporta la necessità di ricoverarlo in una stanza isolata, magari una stanza a due letti dove il secondo letto dovrà essere tenuto libero con il risultato di avere un posto in meno per altre persone che necessitino un ricovero o addirittura di far saltare un ricovero programmato.
Un paziente COVID positivo che vada in arresto cardiaco, una situazione nella quale la tempestività di intervento è fondamentale, necessita comunque che il personale si vesta velocemente per soccorrerlo in sicurezza.
Cosa vuol dire Vestizione?
1 – indossare una cuffia sulla testa,
2 – indossare una mascherina FFP2,
3 – indossare una visiera,
4 – indossare un primo paio di guanti,
5 – indossare un camice usa e getta in materiale plastico,
6 – indossare un secondo paio di guanti,
7 – indossare dei calzari fin sopra il ginocchio.
E’ evidente che per quanto bravi e veloci queste manovre non possano essere istantanee soprattutto se contemporaneamente debbano farlo due o tre sanitari per l’urgenza.
Ammalarsi di COVID oggi, almeno per la più gran parte dei vaccinati, non significa avere malattie gravi ma esporsi al rischio di ricoveri o accessi sanitari per altre patologie in costanza di “positività” rendendo la gestione clinica più indaginosa, difficile e sicuramente gravata, anche al meglio dell’organizzazione, da un maggior rischio clinico.
Chi proteggeremo con la responsabilità dei nostri comportamenti?
I nostri anziani (madri, padri, nonne, nonni, zii e zie), cioè coloro che più probabilmente potrebbero avere la necessità di cure e ricoveri.
I nostri familiari e amici fragili per patologie cronico degenerative o neoplastiche.
Se anche i sanitari si positivizzano (nelle settimane scorse si sono toccate punte di 90 positività nel personale ospedaliero), tutto diventa più difficile in un periodo nel quale il nostro territorio si dilata in termini di popolazione per la presenza di un turismo crescente, fortuna per il territorio. Un turismo che non è fatto solo di giovani e sani ma anche di persone anziane e gravate da patologie note anche di una certa gravità (la cultura del viaggio in altri paesi europei è diversa da quella italiana). A comprova di questo le diverse lingue che si sentono parlare nei reparti di degenza e gli accessi ai pronto soccorso e ai punti di primo soccorso che sono aumentati rispetto al 2019 ovvero al periodo pre-pandemico, come riflesso di un turismo fiorente.
Il mio appello, come segretario della maggiore associazione sindacale dei medici ospedalieri, non vuole essere un invito alla clausura, al non godersi l’estate ma vuole trasmettere una necessità di comunità, che tocca però anche il privato di tutti noi sanitari e laici, tutti sulla stessa barca.
I medici e i sanitari non sono dei supereroi, amano il proprio lavoro, si sacrificano insieme alle proprie famiglie per il proprio lavoro ma possono fare quello che possono e se il sistema si sovraccarica a fronte di organici all’osso perché mancano medici che vogliano lavorare nei pronto soccorso o nelle medicine territoriali, il sistema si inceppa e la qualità delle cure rischia di precipitare per tutti.
Divertitevi pure ma state all’aperto, usate le mascherine FFP2 in condizioni di affollamento, rispettate gli isolamenti, in estate è anche più facile.
La pandemica purtroppo non è finita e il suo andamento è completamente diverso da quello delle precedenti nella storia per cui non è prevedibile come e quando si evolverà.
Siate responsabile, noi ci siamo per voi e per tutti.
dott. Leonardo Di Ascenzo”