Cultura ed Eventi

“La camera azzurra” al Teatro Astra

10 Dicembre 2019

Mercoledì 11 dicembre, alle ore 21.00, al Teatro Metropolitano Astra di San Donà di Piave, per la stagione di prosa, va in scena lo spettacolo LA CAMERA AZZURRA, con Fabio Troiano, Irene Ferri, Giulia Maulucci, Mattia Fabris e la regia di Serena Sinigaglia.

“La camera azzurra” (La chambre bleue) romanzo pubblicato nel 1963 e fortunato film di e con Mattieu Amalric (2014), è una vicenda archetipica ove si mescolano sensualità, paura, pettegolezzo, omertà, tradimento e moralismo nello scenario di una provincia francese retriva e giudicante.

La storia, che coinvolge quattro volti sulla scena, è quella di due amanti, Tony e Andreè, ex compagni di scuola oggi quarantenni ed entrambi sposati, che si incontrano nella camera azzurra per dare sfogo alla propria passione irrefrenabile. Sono loro a ritrovarsi tempo dopo separati in un’aula di tribunale accusati di aver commesso crimini efferati, l’eliminazione di entrambi i coniugi con modalità diaboliche.

L’interrogatorio cui vengono sottoposti per svelare la verità e rispondere alla sete di giustizia forcaiola della comunità diventa l’occasione per svelare non solo i meccanismi noiristici, ma per condurre un’indagine sull’umano, straordinaria quanto necessaria.

Scrive la regista Serena Sinigaglia: “Il giallo in sé è intrigante ma non è la parte più interessante del romanzo. La parte più interessante, a mio avviso, è lo scandaglio sull’umano, sui suoi istinti più profondi e segreti. E’ l’erotismo che vi circola, è l’eterno conflitto tra passione e ordine. La passione degli amanti, l’ordine della famiglia.

Due tensioni umane che appaiono difficili da conciliare, sempre. E poi il protagonista è come avvolto in una nebbia, a tratti sembra lo straniero di Camus, quasi “idiota” di fronte alla sua stessa sciagura, atarassico e annebbiato, costantemente confuso e distratto. In lui i confini della coscienza, intesa come consapevolezza, sono fragili e labili, come se si lasciasse agire dalla vita e nient’altro, un ospite occasionale di un’esistenza finché morte non sopraggiunga: la ghigliottina per l’appunto.

Quindi, ben al di là del giallo, diventa affascinante lavorare sul concetto di colpa e su chi ha plagiato chi: ha fatto tutto lei? L’hanno fatto assieme? Ha fatto lei per suo marito, lui per sua moglie? Quel che è certo è che lui si è rovinato la vita”.

 

La strada scelta è proprio quella dell’interrogatorio come luogo drammaturgico in cui si snoda il racconto e da cui si aprono e chiudono frammenti di realtà come flashback della storia.
A guidare il confronto tra i personaggi un commissario ossessionato dalla risoluzione del caso, un poliziotto che conosce e vive in quell’ambiente di provincia asfittico, lui stesso parte di quella comunità chiusa e giudicante della quale, forse, è anche lui vittima e carnefice.