Portogruaro, l’ex assessore Scavo rincara la dose: “Allontanato dalla giunta perchè ho fatto il mio lavoro senza chinare il capo”
19 Marzo 2025Torna a parlare Mattia Scavo. Dopo il consiglio comunale di lunedì sera a Portogruaro, nel corso del quale, durante le comunicazioni iniziali, il sindaco ha provato a spiegare la sua versione relativa alla remissione delle deleghe, l’ex assessore è intervenuto oggi commentando quanto sentito nel corso del consesso pubblico.
«Il Consiglio Comunale appena conclusosi – spiega Mattia Scavo – si è sviluppato lungo lo stesso canovaccio farsesco che ha contraddistinto il recente pot-pourri di affermazioni e smentite che hanno distrutto una reputazione che avevo costruito con pazienza, duro lavoro e onestà. Come ci si aspettava, la maggioranza ha scelto compatta di anestetizzare i tentativi di fare luce e chiarezza sui reali motivi sottesi al trattamento che mi è stato riservato».
In consiglio il sindaco Toffolo, pur parlando di decisione sofferta da un punto di vista umano, aveva spiegato di esser venuto a conoscenza «di accadimenti e fatti che mi hanno indotto ad analizzare la situazione, potenzialmente seria», mettendo in moto «valutazioni etiche e morali che oltrepassano il valore delle legge». Il primo cittadino aveva fatto riferimento al mantenimento della serenità in giunta, così come spiegato anche dai capigruppo di FdI (Gabriele Verri) e Lega (Guido Giuseppin).
«Due dichiarazioni su tutte – dice Mattia Scavo – ritengo tuttavia significativamente gravi, e ciò per ragioni diverse. Da un lato, per giustificare il decreto di revoca emesso nei miei confronti, il Sindaco ha utilizzato la locuzione latina “fumus commissi delicti”, che in gergo legale sta a indicare “l’eventuale esistenza degli estremi di una possibile commissione di un reato”. Così facendo, tuttavia, egli ha in un sol colpo contraddetto e smentito sia le proprie, sia le altrui precedenti dichiarazioni tali per cui l’equivoco di cancelleria oggetto della malevola strumentalizzazione mass mediatica, non avrebbe rivestito alcuna rilevanza nella decisione di darmi il ben servito. Dall’altro lato, per sostenere la discutibile tesi dell’insindacabilità della propria decisione, il Primo Cittadino ha pubblicamente affermato di poter, in quanto tale, esprimere personali “valutazioni etiche e morali che oltrepassano il valore delle leggi”, con ciò non solo avventurandosi nell’esternazione di un obliquo e pericoloso (per le eventuali implicazioni) giudizio di (dis)valore sulla mia persona, ma altresì rinviando ad una sconosciuta e del tutto intima gerarchia delle fonti di diritto».
Scavo ha ribadito che la questione sarà sottoposta al vaglio della magistratura. Ma non solo.
«Ho svolto delle indagini difensive – rincara l’ex assessore – il cui esito mi permette oggi di sostenere che la decisione di farmi fuori fosse stata presa da tempo. Le ragioni del tradimento del voto elettorale (208 preferenze) devono essere ricondotte alla mia mancata adesione alle ingerenze e alle pressioni cui le attribuzioni del mio assessorato fisiologicamente mi esponevano giorno dopo giorno. Sono stato allontanato dalla giunta semplicemente perché ho fatto il mio lavoro senza chinare il capo».