Cronaca

Apindustria Venezia: nei primi 6 mesi dell’anno persi 67mila posti di lavoro in Veneto

9 Luglio 2020

Analizzando i dati del monitoraggio dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, sono stati circa 67 mila i posti di lavoro dipendente persi nella nostra Regione nei primi sei mesi dell’anno in corso, con un saldo occupazionale tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro positivo con +23.800 unità, sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato nella prima metà dello scorso anno (+90.700).

La differenza è imputabile alle conseguenze derivanti dall’emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro Veneto e in particolare alla mancata crescita dei posti di lavoro figlia delle chiusure e restrizioni imposte per contrastare e contenere la diffusione del contagio.

Vi sono registrati, tuttavia, dei segnali incoraggianti nei mesi di maggio e giugno, con saldi positivi che non si discostano di molto da quelli del 2019: rispettivamente +3.300 e +7.800 posizioni lavorative. La flessione occupazionale si è dunque fermata, seppur i danni occupazionali subiti saranno difficilmente recuperabili.

I due maggiori provvedimenti che hanno contribuito a limitare il numero di cessazioni di rapporto di lavoro nel periodo di emergenza epidemiologica maggiore sono stati, come noto, il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a buona parte della platea di lavoratori dipendenti.

La “sospensione” dei licenziamenti di rapporti a tempo indeterminato ammonta a circa 10.000 unità, che il Governo intende posticipare allungando la scadenza prevista tutt’ora per il prossimo 17 agosto.

Altro elemento di valutazione è quello relativo agli effetti concreti che l’emergenza sta causando all’interno delle imprese stesse, difficilmente misurabile ma tangibile in termini di stato di “salute”.

Nella fase pre-coronavirus, tra il 1° gennaio e il 22 febbraio di quest’anno, l’andamento del mercato del lavoro si era mantenuto positivo, anche se in progressivo rallentamento, con un saldo di 40.000 posizioni lavorative dipendenti in più, un risultato di +45.000 unità, di poco inferiore a quello registrato nel 2019.

La situazione è progressivamente peggiorata nelle settimane successive: tra il 23 febbraio, data di entrata in vigore dei primi provvedimenti di contenimento del coronavirus, e il 30 giugno, infatti, si è registrata una perdita di oltre 62 mila posti di lavoro dipendente, imputabili tra le mancate assunzioni rispetto allo scorso anno (-46%) e rapporti di lavoro cessati.

Dando un occhio alle tipologie contrattuali dipendenti, tutte sono state inevitabilmente interessate nel periodo lockdown da una dinamica negativa: la differenza con il saldo del 2019 è pari a -5.600 per il tempo indeterminato, -7.400 per l’apprendistato, -49.200 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 43%).

Nel mese appena concluso prosegue un lento ma graduale recupero dei posti a tempo indeterminato, anche se conseguenza più del ridotto numero di cessazioni piuttosto che di una vera ripresa delle assunzioni.

Pure il lavoro intermittente e il lavoro somministrato hanno fatto registrare, come prevedibile, un andamento negativo, rispettivamente di -11.200 posizioni e di un -77% nelle assunzioni nel solo mese di Aprile.

Nella Città Metropolitana di Venezia, nel primo semestre, si è registrata una perdita di oltre 28.000 posti di lavoro, frutto della storica maggior incidenza delle attività stagionali legati al Turismo e al suo corposo e diffuso indotto.

La flessione delle assunzioni nel territorio veneziano faceva registrare un -80% tra il 23 febbraio e il 3 maggio, valore ridottosi al -51% in maggio e al -26% a giugno.

Analizzando il settore del turismo, esso si conferma quello maggiormente danneggiato dagli effetti dell’emergenza sanitaria e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale complessiva, con una riduzione di circa 36.000 posti di lavoro dall’inizio della crisi epidemiologica, la maggior parte dei quali stagionali.

Una luce di speranza sì è accesa a partire da maggio, con un’attenuazione del trend negativo, sia nei servizi turistici contestuali all’avvio della stagione estiva, sia in altri settori quali la sanità, i servizi sociali, i servizi di pulizia e sanificazione, le attività finanziarie, quelle professionali, l’industria alimentare e il tessile-abbigliamento. L’edilizia e le costruzioni hanno rappresentato una fiduciosa crescita delle assunzioni del circa 9% negli ultimi due mesi.

 

Marco Zecchinel, Presidente di Apindustria Venezia:

«Come comunità di imprenditori apprezziamo interventi come la moratoria sui licenziamenti e l’estensione degli ammortizzatori sociali a quasi tutta la platea del lavoro dipendente. Tali provvedimenti hanno garantito una continuità salariale a migliaia di lavoratori ma sono interventi che hanno efficacia solo transitoria e non rappresentano soluzioni al problema occupazionale.

Purtroppo siamo davanti a una crisi senza precedenti che necessita di risposte innovative e di politiche attive per il lavoro. Come associazione proponiamo ad esempio di destinare parte delle risorse degli ammortizzatori sociali a forme di agevolazione sulle assunzioni come sgravi contributivi o riduzione del cuneo fiscale.

Personalmente traggo, però, un segnale di ottimismo dai dati relativi al saldo occupazionale di Maggio e Giugno che sono pressoché in linea con l’anno 2019; questo è il segno della mai sopita capacità di resilienza del tessuto economico veneto anche in circostanze difficili come quelle attuali».