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Villa Mutteron dei Frati, lo scavo archeologico incanta Bibione

24 Marzo 2023

La visita alla villa romana del Mutteron dei Frati ha sbalordito tutti, ieri, per la bellezza del sito e per l’eccezionale opportunità di osservare gli studiosi intenti nelle loro attività di scavo. Bibione, località balneare che da sempre viene percepita come giovane, scopre, strato dopo strato, in un’area che è un polmone verde che la incornicia, di avere un passato autorevole e che va molto indietro nel tempo. 

Mai come in questa sessione di studi si sono trovati così tanti reperti – ha spiegato il direttore della ricerca, il Prof. Dirk Steuernagel dell’Universität Regensburg – illustrando delle ceramiche di epoca rinascimentale o basso medievale, e molti altri oggetti e frammenti rinvenuti sul sito oggetto di studio. “I proprietari della villa – ha detto Steuernagel – erano indubbiamente persone facoltose che hanno beneficiato anche della straordinaria posizione, in riva al mare, per potersi approvvigionare dei materiali necessari alla realizzazione della villa stessa, che infatti, come si può evincere da alcuni marchi impressi nei mattoni, che permettono di determinare la loro provenienza dalle cave di Aurisina o da quelle d’Istria”.

“Quello che si sta portando avanti nel territorio – ha spiegato la Prof. Maria Stella Busana dell’Università degli Studi di Padova, direttore scientifico del progetto insieme alla dott.ssa Alice Vacilotto dell’Università di Regensburg – è un progetto di ampio respiro, che mira non solo a studiare gli usi dei suoi abitanti, ma anche uno studio del contesto territoriale in cui la villa stessa si inseriva. Le bonifiche hanno trasformato il paesaggio, ma con questi studi si potrà individuare le tracce lasciate dall’uomo, scoprire i suoi insediamenti in un’area che si sviluppa in circa tremila ettari e se l’epoca romana, grazie al ritrovamento di pesi da rete, ci dimostra che gli abitanti erano dediti alla pesca, l’epoca medievale ci ha spesso permesso di rinvenire degli acciarini che venivano utilizzati per le armi da caccia, a dimostrazione che nel territorio caccia e pesca sono delle pratiche che affondano le loro radici nel passato”. 

Mai prima d’ora, quindi, per gli studiosi si era aperta una possibilità così straordinaria di studio come quella di Bibione, perché il paesaggio incontaminato ha preservato l’ambiente e sta permettendo di proseguire su due tipi di studio, uno legato all’epoca romana e un altro a quella medioevale. Il mare, allora, ricopriva tutta la superficie su cui si è sviluppata la località balneare. I proprietari della villa ne avevano goduto proprio con il mare fuori dall’uscio. Tra i vari oggetti ritrovati anche uno splendido esemplare di lucerna, del quarto secolo fatta a mano e con chiari segni di essere stata usata. 

Il dott. Alessandro Asta, supervisore del progetto per la Soprintendenza area metropolitana Venezia e province Belluno Padova Treviso, ha ripercorso le tappe degli studi che hanno interessato l’area, ricordando che “negli anni ‘30 si è iniziato a studiare questa area, negli anni ‘90 c’è stata una ripresa di interesse, grazie anche a innovazioni nelle tecnologie per gli studi, oggi invece si parla di una nuova stagione di scavi, ma per un progetto più ampio, che attraverso una ricognizione del territorio mette in rete le informazioni. L’occupazione di epoca romana e medievale, testimoniate dal sito, sta riscontrando molta attenzione e questo può fornire un ulteriore motivo di interesse verso la località, con l’apertura di visite guidate per il pubblico, approfondendo anche le conoscenze dei paesaggi originali dell’area e delle loro successive evoluzioni potrebbero rivelarsi particolarmente attrattive”. 

“Questa scoperta – sono le parole di Giuliana Basso, presidente del Consorzio di Promozione Turistica Bibione Live – è la riprova che Bibione non è nata su una palude, come in tanti hanno detto in passato, e che oltre al mare, la spiaggia e tanto verde c’è ancora molto altro. Va anche detto che mai ci saremmo aspettati di trovarci di fronte a un sito archeologico nel territorio! Per gli imprenditori e le associazioni di Bibione questo è un grande motivo di orgoglio e faremo squadra per comunicare al meglio questo patrimonio”. 

Intenso il commento della Contessa Arabella, proprietà dell’area: “Mio marito ha aperto gli scavi degli anni ‘90 e ci ha permesso di accedere a queste meraviglie. È un’emozione enorme l’istante in cui riaffiora da un passato così lontano un piccolo oggetto o una moneta che testimonia un’epoca lontana”. 

A lei sono state rivolte le prime parole del Sindaco del Comune di San Michele al Tagliamento e città di Bibione, Flavio Maurutto: “Grazie alla famiglia Ferri de Lazara questo patrimonio è stato conservato fino a oggi con impegno e consapevolezza dell’importanza delle radici. Grazie alla collaborazione delle Università di Padova e di Regensburg abbiamo la possibilità di conoscere un passato che può ancora insegnare molto. Bibione è una realtà giovane, ma questa scoperta costituisce un punto di partenza per scrivere la storia di una località antica e da sempre straordinariamente affascinante”.

Nel pomeriggio di sabato 25 marzo, gli archeologi delle Università di Regensburg e Padova aprono le porte agli scavi della Villa Mutteron dei Frati. L’equipe di lavoro ha organizzato una visita guidata per illustrare la storia del sito e mostrare le nuove scoperte archeologiche. L’opportunità ha però posti limitati, previa prenotazione obbligatoria tramite l’ufficio informazione e accoglienza turistica di Bibione (IAT).

L’inquadramento dell’area archeologica:

Il progetto focalizzato sulla villa romana del Mutteron dei Frati nasce nel 2018 con i primi contatti tra le Università di Regensburg e Padova, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e, fin dall’inizio, anche con la proprietà e il gestore della tenuta Val Grande. La villa romana era nota da ripetute indagini archeologiche che cominciarono già a partire dall’Ottocento. Quella del Mutteron dei Frati è una di una serie di ville marittime che costellavano l’arco costiero nordadriatico. Essa si distingue però dai casi simili per l’eccezionale stato di conservazione e per il contesto ambientale quasi incontaminato. Perciò essa si presta perfettamente per un programma di ricerca interdisciplinare che mira all’analisi di vari aspetti: architettura, economia, fruizione delle risorse naturali, popolamento del territorio, paesaggio antico. Per rispondere a tutte queste domande si è formata un’equipe italo-tedesca di esperti in diversi ambiti di ricerca. È stata presentata una richiesta di finanziamento per un progetto triennale al più importante ente tedesco di promozione della ricerca scientifica (Deutsche Forschungsgemeinschaft – DFG), che è stata approvata nel 2022 e prevede attività fino al 2025.

Il lavoro sul campo è cominciato adesso con una prima campagna di scavo sul sito della villa. Per questa attività è stata rilasciata una concessione dal Ministero della Cultura che, attraverso la Soprintendenza competente, segue da vicino il progresso dei lavori. Fondamentale per l’ottenimento dell’autorizzazione è stato l´assenso e il sostegno della proprietà e del gestore della tenuta. L’attuale campagna di scavo lascia intravedere situazioni finora mai documentate, tra cui anche una frequentazione del sito in età bassomedievale (XV sec.). Proprio in questi ultimi giorni si sono trovate strutture che appartengono al lato sud della residenza, quello rivolto al mare. Questo dato conferma l’estensione molto ampia del complesso architettonico. Porzioni di mosaico e frammenti di intonaco dipinto indicano uno stile di vita elevato del proprietario.

Oltre allo scavo archeologico, già a partire dal prossimo autunno verranno eseguite ricognizioni di superficie in tutto il territorio a monte della Val Grande, con lo scopo di ricostruire il contesto insediativo e infrastrutturale in cui si inseriva la villa. Parallelamente verranno condotte indagini geomorfologiche e paleoambientali volte a restituire un’immagine del paesaggio antico. Si ipotizza infatti un particolare contesto ambientale costituito da terre e acque che si compenetrano, caratterizzato da un’intensa frequentazione fin dall’età romana.