Territorio

Cavallino Treporti, conclusa la campagna archeologica a terra nella “Villa Romana del sale”

30 Giugno 2024

Si è conclusa ieri, sabato 29 giugno, con una grande festa di chiusura dell’attività 2024 la campagna di scavo archeologico sulla Villa Romana del sale nel sito di Lio Piccolo, portata avanti dal Progetto Vivere d’Acqua, archeologie tra Lio Piccolo e Altino, diretto dal professor Diego Calaon, coordinato dalla professoressa Daniela Cottica dell’Università Ca’ Foscari Venezia e realizzato in collaborazione con il Comune di Cavallino-Treporti e la Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e laguna dal 2019.

L’evento si è svolto alla presenza del Sindaco del Comune di Cavallino Treporti Roberta Nesto, dell’Assessore alla Cultura Alberto Ballarin, della Prorettrice alla Ricerca Maria del Valle Ojeda Calvo Direttrice scientifica del Progetto PNNR Change/Crest, Monica Calcagno la cui presenza corale ha sottolineato quanto Lio Piccolo, oltre che un progetto di ricerca, sia un progetto di archeologia pubblica e partecipata.

Gli archeologi di Ca’ Foscari hanno infatti progettato, insieme al Comune e con il particolare coinvolgimento della comunità di Cavallino-Treporti, lo scavo, le ricerche e le future disseminazioni. La cittadinanza è stata coinvolta raccogliendo informazioni, interessi e sollecitazioni utili alla comprensione collettiva del paesaggio storico. Nel 2024 il progetto “Vivere d’Acqua” ha incontrato le finalità del progetto PNNR (Cultural Resources for Sustainable Tourism) che mira alla creazione di mappe di comunità e di narrative partecipate per un turismo sostenibile integrato legato ai Beni Culturali.

La campagna di scavo 2024 si è svolta tra aprile e giugno. Nelle ultime quattro settimane, inoltre, l’area di indagine è stata aperta al pubblico in maniera costante con quasi 20 appuntamenti tra aperitivi archeologici a bordo scavo, conversazioni e incontri con i ricercatori. Il cantiere archeologico è stato trasformato in un palcoscenico dove comunità, turisti e archeologi si sono confrontati intorno ai temi quali la ricostruzione del paesaggio antico, le modalità di fruizione del patrimonio culturale lagunare e i temi circa la sostenibilità dell’uso turistico di questi fragili spazi.

“La ricerca scientifica è parte integrante del progetto strategico dedicato a Lio Piccolo che questa amministrazione ha avviato e sta sviluppando con un importante investimento di quasi 7 milioni di euro – hanno commentato Roberta Nesto e Alberto Ballarin, sindaca e assessore alla cultura e al turismo di Cavallino-Treporti –. Attraverso lo studio e la ricostruzione anche degli archeologi, stiamo gettando le basi per un futuro radicato nel quale la nostra storia, grazie anche alla tecnologia e al multiverso, potrà essere conservata, valorizzata e condivisa con la nostra comunità e gli ospiti di Cavallino-Treporti. La ricerca scientifica sugli insediamenti di epoca romana accresce il nostro patrimonio storico e si integra perfettamente nella visione di ciò che è Cavallino-Treporti. Oltre ad essere la prima spiaggia d’Italia, puntiamo a diventare un simbolo di turismo culturale, offrendo un’esperienza unica che combina la bellezza del nostro territorio con la ricchezza della nostra storia. E gli scavi della villa romana sono parte di questo percorso”.

“Quando mi viene chiesto qual è il reperto o l’oggetto più importante che abbiamo trovato durante gli scavi, nonostante si tratti di strutture di grande rilievo scientifico (una grande villa romana marittima per lo sfruttamento delle risorse costiere, attiva dal I al VI secolo dC), io penso che il “tesoro” più grande portato alla luce sia in realtà la partecipazione – asserisce Diego Calaon, direttore scientifico delle ricerche –. La presenza costante di 40/50 persone ad ogni evento, sfidando caldo e pioggia, ci indica che vi è un interesse reale a condividere un racconto costruito pezzo per pezzo dalla ricerca archeologica e dalla interpretazione condivisa dei cittadini. Una Citizen Science intorno alla storia del paesaggio”.

Quali sono i risultati dello scavo archeologico di Lio Piccolo 2024?

Lo scavo archeologico ha permesso di vedere come l’intera Villa, sia per la parte produttiva che quella residenziale, fosse stata progettata in modo integrato, rispondendo a un unico grande progetto di sfruttamento delle risorse lagunari a partire dal I secolo dC. La struttura è la cosiddetta Villa Romana di Lio Piccolo, rivolta verso all’interno, verso l’attuale laguna, dava le spalle a imponenti dune di sabbia, forse alte anche più di 10 metri, che proteggevano la Villa e, poco più di cento metri a oriente, separavano questo spazio produttivo dal mare e dalle onde.

Ma cosa si produceva nella Villa marittima di Lio piccolo? Sicuramente la pesca è una delle attività della struttura: i pesi in piombo e i pesi in terracotta per le reti, la presenza di una vasca (forse un vivarium) dall’area dello scavo subacqueo, ci indicano che il pesce era una risorsa fondamentale. Le strutture però, in quella parte che si immagina essere il retro del complesso, presentano un imponete e solido magazzino a piattaforma lignea, che permette di ipotizzare un altro tipo di produzione: il sale. Una produzione che ben si accorda ai rinvenimenti in zona dei molti argini con anfore, che delimitavano probabilmente spazi salinatori.

In questa campagna di scavo sono stati ritrovati dei vani, dei cubicola, di poco meno di 3 metri per lato. Sono stanze da letto e di servizio per chi faceva funzionare la struttura, vi lavorava e risiedeva in maniera permanente. Sono i lavoratori della Villa di età romana, dei servi e schiavi: abitavano queste stanze e costituivano il motore produttivo dell’edificio.

A pochi metri di distanza ci sono altri ambienti, allineati con queste stanze, ma più ampi e affacciati sull’acqua di un grande canale che conduceva dal mare ad Altino. Si tratta di spazi che erano pavimentati in antico in mosaico: migliaia sono le tessere bianche e nere lasciate sul posto da chi ha letteralmente strappato per riutilizzarlo anche lo spesso strato di malta e di calce di preparazione dei suoli musivi. La “spoliazione” definitiva della Villa è avvenuta nel tardo VI secolo-inizio VII secolo d.C., quando la struttura è stata definitivamente abbandonata e tutti i materiali edilizi sono stati recuperati per riusarli.

C’è poi un lungo e possente edificio realizzato con una tecnica unica, che quasi non ha paralleli e confronti nel resto del mondo romano: un lungo edificio ligneo, posto alle spalle della villa, che offriva spazio di stoccaggio e un’area di lavoro di grandi dimensioni. La monumentalità dei pali in legno lascia pensare che la costruzione sia stata dettata dalla necessità di stivare merci e prodotti di grande peso, probabilmente i sacchi di sale. Ad attestare la produzione di sale sono poi gli argini che delimitavano le saline. Non si è mai smesso, insomma, di abitare e produrre in laguna: sono cambiati solo i siti e le modalità con cui lo sfruttamento di queste risorse deltizio/lagunari (sale e pesce) sono state al centro dell’interessi delle donne e degli uomini che l’anno abitata in secoli così lontani.