Caorle, nel Veneto orientale si torna a investire sulla barbabietola da zucchero
9 Aprile 2024Un tempo la barbabietola da zucchero era una coltura molto importante per il territorio, tanto che a Ceggia era attivo lo stabilimento Eridania. Poi, chiuso lo zuccherificio e attraversando il settore un periodo di crisi, l’incidenza è andata contraendosi. Adesso c’è un nuovo boom di richieste per la semina delle barbabietole. Si parla di un +30%.
A certificarlo è Confagricoltura Venezia. “Per le barbabietole da zucchero siamo di fronte a un’ottima crescita del prezzo. Da un prezzo inferiore ai 400 euro/tonnellata del 2019 a più di 800 euro/tonnellata nel 2023, un bel balzo, dovuto in gran parte alle scarse produzioni del 2022 – spiega Carlo Pasti, titolare dell’azienda agricola La Frassina nella zona di Caorle.- Il prezzo dello zucchero sul mercato ci sta aiutando molto”.
Nel 2024 la crescita della coltivazione della barbabietola è superiore al 30%. L’anno scorso in Veneto erano 6600 gli ettari coltivati a barbabietole, di cui 2300 nel Veneziano. Le intenzioni di semina per il 2024 vedono una forte ripresa con 8620 ettari in regione e 3050 nel veneziano.
Uno è uno dei maggiori produttori di barbabietole del veneziano è proprio Pasti, a Caorle, con 120 ettari coltivati alla Frassina. Pasti fa parte di CoproB, realtà che riunisce i produttori.
“Grandi aziende dell’agroalimentare italiano come Barilla e Ferrero si sono impegnate a sostenere i produttori comprando zucchero italiano -racconta Pasti.- CoproB mira a promuovere lo zucchero 100% italiano anche grazie alla grande distribuzione tramite Coop, Esselunga e altri. Stiamo puntando anche a nuove linee: una produzione biologica che possa fare la differenza sul mercato e una produzione di zucchero di barbabietola grezzo (Nostrano) senza processo di raffinazione”.
Per Stefano Tromboni, presidente di Confagricoltura Venezia, le problematiche principali sono di due caratteri: “La difficoltà tecnica di proteggere le colture col progressivo diminuire dei prodotti fitosanitari utilizzabili e il sempre più oneroso lavoro in risposta alla crescente burocratizzazione”.