Territorio

Inquinamento, il Veneto è tra i luoghi più inquinati d’Europa

11 Febbraio 2024

«Anche San Donà di Piave deve fare molto, i dati raccontati dal rapporto “mal’aria di città” presentato nei giorni scorsi da Legambiente ha dimostrato come la situazione del nostro territorio sia drammatica ponendo il Veneto tra i luoghi più inquinati d’Europa». Non usa mezzi termini il circolo del Veneto Orientale dell’associazione ambientalista per descrivere la situazione del territorio.

Le fonti dell’inquinamento a livello della pianura veneta sono state diffuse dal progetto Life Prepair, che raggruppa 18 partner del bacino del Po tra cui 6 regioni e 7 agenzie per l’ambiente tra cui una slovena, ed ha come obiettivo l’implementazione delle misure degli inquinanti e delle principali fonti di emissione: riscaldamento, traffico, agricoltura, produzione industriale e energetica.

«In questo contesto applicare le misure prese all’interno del Tavolo del Bacino Padano è rispondere ad un minimo criterio di precauzione per la salute dei cittadini – spiegano i vertici territoriali –. San Donà di Piave è l’unica città del nostro territorio che ricade negli accordi del Bacino Padano, per numero di abitanti. I dati di Arpav certificano una situazione critica con un numero di superamenti dei parametri pari a 70 nel 2020, 48 nel 2021 e 2022 e 51 nel 2023. Una situazione preoccupante che deve essere affrontata con uno sguardo d’insieme, abbiamo più volte chiesto che le azioni di limitazione non siano solo a carico di San Donà ma in un quadro di “bacino d’area”».

Nota positiva, secondo Legambiente Veneto Orientale Pascutto Geretto APS, la decisione del sindaco Alberto Teso di affidare al dipartimento di Scienze Ambientali dell’università Cà Foscari di Venezia la verifica della qualità dell’aria in Città.

«Un progetto di ricerca e attività sperimentale da effettuare in città allo scopo di individuare e quantificare le principali sorgenti dell’aerosol atmosferico – aveva spiegato il sindaco Teso –. Lo studio ha carattere di ricerca scientifica e costituirà anche un primo passo per intraprendere una costante collaborazione didattico/scientifica tra il Comune di San Donà di Piave e l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Sappiamo che respiriamo veleno, ma non quale sia l’origine di esso.

L’indagine chimica ci consentirà, quindi, di sapere se il particolato pericoloso è prodotto dalla combustione degli impianti termici o dalla circolazione dei veicoli e in quale percentuale,

identificando i “marker” delle sorgenti di contaminazione, la loro analisi chimica ed il loro impatto sull’ambiente».

«Vediamo con favore la convenzione stipulata tra la Città di San Donà e Ca’ Foscari per indagare “con precisione” l’origine degli inquinanti – continua il circolo di Legambiente –. Immaginiamo che si intenda distribuire in modo più preciso possibile quale sia la fonte di emissione che, comunque ricade nelle cinque che abbiamo elencato precedentemente e riconosciute da tutti gli studi ed enti di ricerca. Considerato che a San Donà non ci sono grandi impianti industriali e neppure centrali per la produzione di energia, è probabile che la partita si giocherà a tre: agricoltura, riscaldamento e traffico.

Quello che ci lascia perplessi è: cosa sarà fatto nel frattempo? La situazione della qualità dell’aria è fotografata “scientificamente”, il Sindaco ha dichiarato di non credere in alcune misure previste dall’Accordo del Bacino Padano tra cui le domeniche ecologiche, ma non ha detto cosa ritiene sia utile o necessario fare per ridurre le emissioni di polveri sottili e garantire la salute dei propri cittadini.

Ribadiamo il nostro sì a ricerche che possano approfondire la situazione con analisi più precise, e soluzioni diverse ma rimane il dovere di agire. La situazione emergenziale richiede azioni che, purtroppo, hanno spesso carattere di scarsa popolarità perché le persone non sono informate, adeguatamente, di quanto sia grave la situazione e del rischio sanitario che corrono bambini e anziani, in primis, quando esposti a questa pessima qualità aria».