Territorio

Piena del Tagliamento, in corso i lavori di ripristino dell’argine

4 Novembre 2023

Dalle 10 di oggi i vigili del fuoco hanno operato, su richiesta del Consorzio di bonifica Veneto Orientale e su coordinamento della protezione civile regionale, per chiudere la falla apertasi nell’argine su una sponda del canale Taglio a Caorle.

La spaccatura dell’argine ha provocato nella giornata di ieri l’evacuazione di alcuni nuclei familiari a Cesarolo, Marinella, Terzo e Quarto Bacino, Vallevecchia e Brussa.

L’elicottero Drago 147 del reparto volo di Bologna ha operato per tutta la giornata per il trasporto da una sponda all’altra, con il gancio baricentrico, di sacconi di pietrisco, che poi sono stati posizionati da uno scavatore per tappare la fenditura apertasi ed evitare l’ulteriore allagamento della zona. Sul posto il personale dei vigili del fuoco di Portogruaro, il personale volontario di Caorle e il funzionario di guardia di Venezia.

Ma cosa è accaduto? E perché ieri la piena del Tagliamento ha finito per creare problemi sul Taglio e nella laguna di Caorle? A chiarirlo è il Consorzio di bonifica, i cui addetti alle opere di difesa idraulica sono al lavoro incessantemente da oltre 36 ore.

La piena del Tagliamento di ieri è stata sostenuta, ma non eccezionale, così come la marea di + 110 cm sul medio mare. Mentre i venti di scirocco, che avevano soffiato forte nella notte precedente, erano calati e avevano girato in Libeccio già ieri mattina. La punta di piena del Tagliamento a Latisana, che si trova a una decina di chilometri dalla foce a mare del fiume, è stata raggiunta verso le 13 con un livello che ha mantenuto un franco di sicurezza di oltre 2 metri più basso del ponte sulla Statale 14, comunque chiuso per sicurezza.

Ciò ha innescato lo scolmatore Cavrato, che si dirama dal Tagliamento all’altezza di Cesarolo, dove si è incanalata più della metà della piena del fiume verso la laguna di Baseleghe. Da questa, teoricamente, la piena avrebbe dovuto arrivare al mare attraverso la foce di Baseleghe, all’estremità occidentale del litorale di Bibione. Come detto le condizioni della marea e del vento non erano tali da suscitare particolare apprensione.

“Verso mezzogiorno, però, si è iniziato a notare un fenomeno di cui da tempo si paventava la possibilità, ma che non si era mai manifestato così chiaramente”, spiegano dal Consorzio di bonifica Veneto orientale, “Le acque del Cavrato, una volta raggiunta la laguna di Baseleghe, non sono uscite a mare attraverso l’omonima foce, ma hanno cominciato a risalire il canale lagunare dei Lovi e quindi il canale di bonifica Taglio, gonfiandoli e portandoli a quote superiori ai due metri sul livello del medio mare. In pratica un metro al disopra dell’alta marea di ieri. Un’ulteriore parte della portata del Cavrato si indirizza verso l’altro grande canale della laguna di Caorle, il Nicesolo, attraverso i canali lagunari Canadare e del Morto, mandando quindi in crisi l’intero sistema lagunare”.

La pressione generata da questi livelli, che si sono confrontati con arginature di contenimento delle acque di poco superiori ai due metri, è stata tale da provocare infiltrazioni e tracimazioni diffuse in molti punti ed infine una rotta in sinistra idraulica del canale Taglio, in località Prati Nuovi di San Michele al Tagliamento, attraverso cui le acque hanno iniziato a riversarsi nel territorio del 7° bacino.

“La rottura arginale si è verificata in un punto irraggiungibile da qualsiasi mezzo d’opera e il bacino di 500 ettari, fortunatamente completamente agricolo, dove risiedono solo quattro famiglie che hanno dovuto essere sfollate, è stato destinato a un’inesorabile, lenta, completa sommersione con terreni, che si trovano a quote che vanno dal livello del mare fino ad un metro e cinquanta centimetri al di sotto”, proseguono dal consorzio.

C’è stato poi il problema di 800 capi di bestiame da portare in salvo.

“È partita quindi una corsa contro il tempo per richiudere una breccia di circa 10/15 metri, attraverso la posa di sacconi di roccia da uno e due tonnellate”, concludono dal consorzio di bonifica, “Dopo un sopralluogo notturno per verificare la possibilità di trasportare circa 10.000 metri cubi di materiale inerte, lungo due chilometri di stretta sommità arginale, in condizioni critiche di stabilità e in un bacino in progressivo allagamento, si è concluso che ci sarebbero voluti alcuni giorni. Si è pertanto scelta la soluzione di costruire una pista sottobanca all’argine opposto e di realizzare una testa di ponte aggettante sul canale, che in quel punto è largo una ventina di metri, per poi depositare i sacchi di materiale inerte attraverso il braccio di un escavatore a corde e concludere il lavoro con un piccolo escavatore, che nel frattempo è stato fatto arrivare sull’argine sinistro”.

Ed è proprio quanto realizzato oggi, in collaborazione con i vigili del fuoco e la protezione civile. Una volta chiusa la falla è iniziata la lenta opera di prosciugamento del bacino invaso da acque che non sono potute passare attraverso la foce di Baseleghe, perché palesemente insufficiente.