San Stino, Irene Zanin cofirmataria di uno studio di ricerca dell’Università di Padova sul DNA
13 Agosto 2023Irene Zanin, 27 anni, di San Stino di Livenza, dottoranda del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova è la coautrice, assieme a Emanuela Ruggiero, di uno studio innovativo sul DNA.
Le due ricercatrici hanno infatti pubblicato un lavoro intitolato “Genome-wide mapping of i-motifs reveals their association with transcription regulation in live human cells pubblicato come breakthrough article in «Nucleic Acids Research»”, parole incomprensibili per i non addetti ai lavori, ma di estremo interesse per chi è del settore.
In sostanza, l’informazione genetica di ogni cellula è contenuta nel DNA. Watson e Crick nel lontano 1953 hanno dimostrato che esso assume una struttura a doppia elica.
Numerosi studi susseguitosi negli anni hanno però provato che la struttura del Dna è molto più dinamica di quanto inizialmente ritenuto: essa infatti può assumere conformazioni alternative alla doppia elica, definite come strutture ‘non canoniche’, fra queste i-Motifs (iMs) e G-quadruplexes (G4s), strutture a quattro filamenti che si possono formare in particolari regioni del Dna in base alla sua composizione.
Come riportato dal comunicato diffuso dall’ateneo patavino, ad oggi i G4s sono stati caratterizzati molto di più degli iMs: per questi ultimi si è ritenuto a lungo che non potessero essere presenti nelle cellule in quanto la loro formazione si è sempre verificata solo in condizioni acide ed in provetta. Ora, lo studio del team di ricercatrici guidato da Sara Richter, docente dell’Università di Padova, pare aver dimostrato per la prima volta che gli iMs, così come i G4s, non solo sono presenti in cellule umane vive, e quindi in condizioni non acide, ma anche che esplicano una funzione di controllo nell’espressione di geni cellulari.
«Nel nostro lavoro abbiamo evidenziato come la presenza di iMs e G4s sia una caratteristica intrinseca di ogni linea cellulare e quindi come queste strutture controllino importanti funzioni cellulari – spiegano Irene Zanin ed Emanuela Ruggiero, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e prime autrici dello studio –. Visto il coinvolgimento in ruoli chiave della biologia cellulare, iMs e G4s rappresentano nuovi bersagli terapeutici per diverse e rilevanti patologie umane, quali cancro, malattie infettive e neurodegenerative».
Link allo studio: