Territorio

Concessioni balneari, la Corte Ue conferma l’illegittimità dei rinnovi automatici

20 Aprile 2023

Era attesa, e pareva scontata, la decisione della Corte di giustizia europea che questa mattina si espressa in merito all’annosa questione delle concessioni balneari.

La Corte Ue nella sua pronuncia ha confermato l’obbligo di riassegnarle tramite gare pubbliche, ribadendo l’illegittimità dei rinnovi automatici con cui l’Italia ha gestito le assegnazioni delle concessioni demaniali marittime, affermando che la direttiva Bolkestein «si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo».

Non tutte le porte, però, sono state chiuse. Vista la tesi della non scarsità della risorsa, il comunicato emesso in mattinata riporta: «il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati».

«La sentenza di oggi della Corte di giustizia dell’Ue non aggiunge nulla di nuovo. Sappiamo qual è la posizione di Bruxelles, ma Bruxelles sa anche bene qual è la posizione del governo: le spiagge degli italiani non si svendono – ha commentato l’eurodeputata Rosanna Conte a seguito della pronuncia –. Occorre trovare una soluzione che, nel rispetto del diritto europeo, non finisca per punire un comparto già duramente colpito dalla crisi del Covid, e che è centrale per la tenuta economica dei nostri territori e per l’intero settore turistico. Amministrazioni come la Regione Veneto hanno già avanzato proposte in tal senso. Bisogna premiare l’expertise di chi in questi anni ha investito e maturato esperienza e competenza, dando un contributo fondamentale allo sviluppo turistico del territorio, ma anche alla tutela del demanio marittimo».

«La sentenza di questa mattina di fatto conferma l’approccio della Comunità europea che già era stato espresso dalla prima sentenza della Corte di Giustizia Europea nel 2016, ma soprattutto dimostra che l’atteggiamento serio e responsabile che Unionmare Veneto ha assunto fin dall’inizio di questa vicenda era corretto – spiega Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto, la più importante associazione per la tutela e lo sviluppo del settore balneare della Regione –. Non abbiamo mai disperso tempo ed energie a protestare e a seguire proclami populisti sul tema, ma ci siamo concentrati sin da subito per lavorare e preparare le aziende a quelli che ormai paiono i futuri e inevitabili percorsi di evidenza pubblica.

Le industrie balneari del Veneto sono pronte a questo scenario ma – precisa Berton – chiediamo con forza al Governo di tutelare i concessionari che sin qui hanno gestito in maniera premurosa e attenta un bene pubblico importante come le spiagge italiane. Soprattutto chiediamo siano riconosciuti a questi concessionari dei criteri di premialità che consistano non solo nel riconoscimento del valore aziendale ma anche nel riconoscimento del know-how e della capacità gestionale degli operatori che sin qui hanno contribuito in maniera così determinante al conseguimento del primato di regione del Veneto come prima regione turistica a livello nazionale.

Senza le spiagge non esiste il fenomeno turistico. I litorali prima dell’avvento delle imprese balneari erano privi di valore, e sono stati proprio i balneari veneti con sacrifici ed investimenti a creare delle aziende che producono ricchezza ed occupazione, non solo per gli imprenditori, ma soprattutto per il territorio.

Il governatore Zaia, nel suo intervento alla fiera dell’alto adriatico di Caorle, ha definito i balneari veneti dei “bonificatori”, in virtù du questo fatto.

Continueremo quindi a lavorare per far si che il modello Veneto, modello imprenditoriale di responsabilità e coerenza, possa diventare il case history di riferimento per scrivere una norma nazionale che consenta una volta per tutte la riassegnazione delle concessioni demaniali consentendo sì il rispetto dei principi di libera concorrenza imposti dalla comunità europea, ma riconoscendo quelle premialità necessarie nei confronti di chi fino a oggi ha svolto per il meglio il proprio lavoro».

Sulla sentenza è intervenuto anche l’assessore al turismo del comune di Jesolo:

“La sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea non ci coglie di sorpresa né, tantomeno, ci trova impreparati – ha detto Alberto Maschio –. Questa amministrazione ha sempre sostenuto e ribadito a più riprese che era importante rimanere concentrati sul proprio lavoro, mettendo da parte il pessimismo, procedendo con pragmatismo e assoluto realismo. Ogni occasione in cui è stato discusso il tema e qualcuno alimentava false speranze, abbiamo cercato di riportare al centro dell’attenzione la necessità di attrezzarsi con strumenti adeguati per affrontare le gare entro fine anno. Questa è stata l’indicazione data agli uffici comunali, che con grande professionalità e velocità hanno elaborato un nuovo piano particolareggiato dell’arenile che fissa una prospettiva chiara e ambiziosa per Jesolo, la sua spiaggia e lo sviluppo delle attività che su di essa operano. Con senso di responsabilità abbiamo definito una visione per il futuro senza farci distrarre, senza fingere che la questione non esistesse come per troppi anni è stato fatto, affrontando le complessità che avrebbe comportato elaborare un nuovo piano. Gli operatori della nostra città sono tra i migliori che esistano in Italia, artefici di un fenomeno turistico balneare senza eguali, per questo siamo certi che, avendo già a disposizione tutti gli strumenti necessari, saranno in grado di progettare il futuro delle loro attività e anche chi finora è rimasto fermo sperando nell’impossibile sarà in condizione per farlo”.