Cultura ed Eventi

San Donà, Vittorio e Palmira Roncoli riconosciuti ‘Giusti del mondo’

7 Marzo 2023

Da ieri, lunedì 6 marzo, c’è anche una stele con i nomi dei sandonatesi Vittorio e Palmira Roncoli nel giardino dedicato ai Giusti del Mondo a Padova.

L’inaugurazione è avvenuta in occasione della Giornata dei Giusti dell’Umanità.

A Vittorio e Palmira Roncoli sono stati dedicati una stele e un giovane albero piantati nel Giardino dei Giusti del Mondo quale simbolo di vita e testimonianza per il futuro.

Alla cerimonia erano presenti nipoti e pronipoti con i loro figli, ma anche i discendenti di coloro che Vittorio e Palmira salvarono dal genocidio ebraico. Miryam Vertes, discendente di Elisabetta Peterselka, e Margherita e Clara Vertes che furono ospitate durante la Seconda guerra mondiale a San Donà nella casa di Via Pralungo n. 3, all’incirca di fronte all’ingresso di Casa Saretta, dopo Villa Velluti, una casa che oggi non c’è più.

All’evento erano presenti anche Filippo Battistelli e Lulzim Ajazi, rispettivamente presidente e direttore generale dell’Istituto provinciale per l’infanzia ‘Santa Maria della Pietà’ di Venezia, in quanto Vittorio Roncoli, nato nel 1875 a Venezia, fu un ‘fantolino della Pietà, da molti ricordato come un ‘bambino della ruota’.

“Ho potuto conoscere bene zia Palmira che ha sempre vissuto con la mia famiglia, ma purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il nonno – racconta Paola Roncoli – Tuttavia sono riuscita a sapere molto su di lui attraverso le testimonianze dei miei familiari e di tutte le persone che l’hanno incontrato o che hanno avuto qualcosa da condividere con lui. Del nonno, fin da piccola, ho sempre sentito parlar bene: era un uomo buono. La zia Palmira, ‘zia Pia’ come la chiamavamo amorevolmente, era una donna risoluta, generosa, colta, ma sempre umile e riservata. Il nonno aveva saputo trasmettere a lei e a tutti i suoi figli quell’empatia tipica di chi, pur avendo sofferto molto nella vita, non si è mai lasciato sopraffare da sentimenti di rabbia, vendetta o angoscia. Il dolore lo ha formato, lo ha reso un uomo forte, lo ha reso un uomo speciale, amato da tutti. Ha saputo trasmettere ai suoi figli i valori dell’onestà e della giustizia. Ora il nonno Vittorio e la zia Palmira saranno ricordati come ‘giusti’ e non come eroi. Essere giusti non significa essere eroi. Auspico che per il loro gesto di grande umanità, possano diventare esempio di altruismo per le future generazioni”.

La storia della famiglia Roncoli, raccontata dal portale Padovanet (https://www.padovanet.it/infor…/vittorio-e-palmira-roncoli)

Vittorio Roncoli (1875 – 1965), nacque a Venezia il 27 ottobre 1875, lasciato nella “Ruota degli Esposti” del Sestiere Castello, fu successivamente affidato ad una famiglia di San Donà di Piave, dove risiedette fino alla sua morte, il 2 gennaio del 1965. L’idea dell’abbandono e la ricerca della sua vera mamma furono una costante dolorosa della sua vita che gli permise di sviluppare una profonda empatia per chi si trovava in situazioni di bisogno e di offrire loro accoglienza e calore umano.

Nel 1944, rimasto vedovo della moglie Elisabetta con la quale aveva avuto 10 figli, viveva a San Donà di Piave, in via Pralungo 3, con la figlia Palmira, nubile (19/09/1904-24/09/1986) in una casa modesta non lontana dalla nota Villa De Faveri che era stata occupata dai tedeschi ed adibita a sede di comando nazista.

Noncuranti del grandissimo pericolo, Vittorio e sua figlia accolsero in casa una famigliola ebrea composta da una madre, Elisabetta Peterselka Vertes e due figlie Margherita (Greti) e Clara Vertes, fuggite da Fiume, scenario di pesanti rastrellamenti e deportazioni. Nella loro fuga da Fiume, in treno, le tre donne avevano incontrato un finanziere al quale, disperate e senza meta, avevano raccontato la loro storia e questi aveva suggerito loro di rivolgersi ai suoi conoscenti signori Roncoli di San Donà di Piave, persone buone e generose, amanti della giustizia e rispettose della dignità umana. Le tre fuggiasche trascorsero una notte dai Roncoli, pronte a ripartire il giorno seguente, ma Palmira Roncoli si oppose con determinazione alla loro partenza, offrendo la loro ospitalità e protezione per tutto il tempo necessario e così restarono ospiti dei Roncoli, nascoste nella loro soffitta, fino al termine della guerra.

Le Vertes non furono mai individuate ed arrestate dai soldati tedeschi, anche se occasionalmente si concedevano delle uscite brevi e ben programmate e talvolta Palmira riusciva anche, con non pochi rischi, ad incontrare Ernesto, il fratello di Greti e Clara, in campagna perché in paese era troppo pericoloso, per poter consegnargli almeno delle lettere della mamma e delle sorelle.

Finita la guerra la famiglia Vertes si trasferì a Trieste, ma continuarono i contatti e le visite reciproche tra Palmira e suo fratello Guido con i fratelli Vertes, testimonianza di un bel rapporto di amicizia instauratosi tra loro e tuttora esistente tra i nipoti, fatto di gratitudine e rispetto reciproco. Segno tangibile di questa storia a lieto fine è una medaglietta d’oro appesa ad un braccialetto che Margherita Vertes regalò a Palmira Roncoli, nella quale fece incidere la dedica “A Palmira con riconoscenza per l’ospitalità goduta – 1944. Gretti”.