Territorio

Litorale Veneto nella Top 10 della classifica per creazione di ricchezza nel turismo

30 Gennaio 2023

La costa veneziana supera quella romagnola in fatto di ricchezza prodotta. È quanto emerge dallo studio si Sociometrica, illustrato da Antonio Preiti, che ha curato lo stesso, nell’ambito del convegno organizzato da Federalberghi Veneto. L’incontro si è tenuto nella Sala Azzurra del PalaExpomar dove, fino a mercoledì 1° febbraio, si svolge la Fiera dell’Alto Adriatico. La kermesse fieristica è organizzata da Venezia Expomar Caorle, Associazione Jesolana Albergatori, comuni di Caorle e Jesolo.

Il turismo produce ricchezza, è noto. La genera in maniera diffusa, perché può contare su un effetto moltiplicatore che produce un impatto economico negli altri settori dell’economia. Quello che non era noto finora, è l’impatto del turismo sui singoli comuni. È solo a questo livello che si può capire quanto conta il turismo nelle comunità locali. Un recente studio di Sociometrica ha finalmente calcolato il valore aggiunto, ovvero la ricchezza collettiva, creata dal turismo in ogni comune italiano, stabilendo una graduatoria che mostra conferme e sorprese.

Il rapporto mostra che l’economia dell’ospitalità coinvolge il 41,9% dei comuni italiani e si delinea come una piramide con una larghissima base: l’83% del valore aggiunto turistico nazionale si distribuisce nei primi 500 comuni.

Roma si posiziona al primo posto con 7,6 miliardi di euro, seguita da Milano e Venezia, che supera Firenze. Sorprendentemente, altri tre comuni veneti, balneari e della medesima area geografica: Jesolo, San Michele al Tagliamento e Cavallino-Treporti si collocano tutti nella Top 10 della classifica. Il che porta il Veneto, primo in Italia, ad avere 4 comuni fra i primi 10 per creazione di ricchezza nel turismo e 7 nei primi 20, perché si aggiungono Caorle, Verona e Lazise. Altro risultato, questo in qualche modo “storico” e più sorprendente è l’area di Jesolo che supera la Riviera Romagnola e stabilisce il record di area balneare italiana con la maggiore capacità di creare ricchezza.

Si dimostra perciò che il turismo è una fonte di ricchezza a livello comunale e che la chiave decisiva per il successo è il lavoro, la capacità costante di innovare e la qualità dei servizi. Questo consente anche a destinazioni non famose di scalare i vertici della classifica e i numeri, poco impressionabili dalla fama, lo dimostrano.

Lo studio di Sociometrica:

È di 350 milioni di euro la stima del reddito inespresso che la collettività riminese avrebbe potuto generare ogni anno, se solo avesse riaperto o sostituito le camere alberghiere chiuse negli ultimi tempi.

È la conclusione dello studio dedicato all’impatto economico del turismo a Rimini, “Lo Sviluppo che manca”, presentato il 19 gennaio al Grand Hotel e realizzato da Sociometrica, con la collaborazione di Teamwork Hospitality.

Secondo lo studio, Rimini ha creato un modello di business basato su piccole proprietà e ha reso accessibili i servizi alberghieri a fasce sociali sempre più grandi, conquistando la leadership nazionale nell’industria dell’ospitalità.

Nel corso degli anni il capoluogo romagnola ha rappresentato un modello ampiamente ricalcato da decine e decine di destinazioni turistiche in Italia e dovunque.

Tuttavia, negli ultimi anni, il numero di alberghi e camere alberghiere a Rimini è diminuito sensibilmente, passando da oltre 1.600 alberghi negli anni ‘70 a meno di mille al giorno d’oggi.

Gli alberghi a Rimini sono rimasti sopra la soglia delle 1.500 unità fino al 1991, anno della seconda ondata di mucillagini, quando in due anni si sono persi circa 200 alberghi. La caduta è però continuata anche negli anni lontani, e anche molto lontani, da quell’evento: nel 1998 si scende sotto la soglia delle 1.300 unità; nel 2007 sotto la soglia delle 1.200 unità e poi via via con perdite minime, ma continue, praticamente in ogni anno.

Nel 2014 il totale degli esercizi alberghieri era di 1.093, si tratta perciò di circa 500 strutture in meno rispetto ai “tempi d’oro”, perciò circa un terzo degli alberghi è “scomparso”, senza che ci fosse alcun accorpamento, perché nel 1998 c’erano sul mercato 41.227 camere e nel 2021 solo 34.993, perciò gli alberghi hanno chiuso e basta, senza recupero delle camere perdute in strutture più grandi o con nuove strutture.

A causa di questo calo, e per conseguenza della differente capacità di contrastare gli effetti del biennio del Covid, l’area di Jesolo ha superato la Riviera Romagnola nella capacità di creare ricchezza dal turismo. Infatti, i comuni dell’area di Jesolo raggiungono oggi un valore aggiunto di 4,4 miliardi di euro, superando, anche se di poco, quello dell’area riminese, che si è fermato a 4,1 miliardi di euro.

Il sorpasso di Jesolo deriva anche dall’andamento delle presenze turistiche. Che a Rimini si è tenuto costante nel tempo, con una lieve crescita anno per anno. Si è passati da un totale di quasi 7 milioni di presenze turistiche nel 2014 ai 7,5 milioni nel 2019.

Se consideriamo l’intera provincia di Rimini, dal 2014 al 2019 l’incremento è stato del 7,2 %, perciò del tutto analogo a quello del comune capoluogo. Se, invece, guardiamo al totale delle presenze turistiche nazionali, sempre per il periodo 2014-19, vediamo che la crescita del turismo al livello nazionale è stata del 15,6%, vale a dire il doppio sia rispetto a Rimini che alla sua area circostante. Rimini però, secondo le conclusioni del Report, ha tutte le carte in regola per riprendere una funzione di leadership nella competizione turistica globale, in quanto la semplice sostituzione/riapertura degli alberghi chiusi porterebbe la città a produrre circa 1,8 miliardi di euro, e perciò stesso riportare la Riviera Romagnola al primo posto nel Paese.

“Rimini ha un posto formidabile nell’immaginario collettivo – ha sostenuto Antonio Preiti, direttore di Sociometrica e autore dello studio – per vincere deve collegare lo “share of dream”, la quantità di sogno che riesce a suscitare, soprattutto al livello internazionale, con lo “share of market”, la capacità di rispondere al mercato. Rimini aveva un tempo quasi la metà dei turisti stranieri, quota che oggi è attorno al 20%. Può essere la spiaggia d’Europa, ma deve trovare un messaggio più universale, che sappia riaffascinare il mercato. Con l’affermarsi dello stile italiano nel mondo, che con la sua identità immaginifica Rimini ha contribuito a formare, si aprono nuove grandi prospettive per la città”.

“Dobbiamo proporci al mondo – ha sostenuto Mauro Santinato, Presidente di Teamwork Hospitality – come una destinazione innovativa, che ogni anno rinnova la sua proposta turistica, a partire dalla qualità alberghiera. Ogni volta che apriamo o ristrutturiamo un albergo offriamo una nuova possibilità di sceglierci. Dobbiamo essere creativi, abbiamo bisogno di una politica dei cento fiori: ogni albergo nuovo può offrire una versione inedita dell’ospitalità romagnola. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo costruito a Rimini e, soprattutto, delle enormi possibilità di fare ancora di più e ancora meglio. Tutti si aspettano una Rimini brillante, sorprendente, spettacolare: è così che la pensano e così che vogliono trovarla”.