“radizzo”, “kresecco” e prosciutto “dulze”, in tavola il falso Made in Italy
10 Giugno 2020«La contraffazione va combattuta non solo dalle forze dell’ordine ma anche legalmente con un codice dei reati che preveda norme penali adeguate contro le frodi agroalimentari». Lo sostiene Coldiretti Veneto forte di un progetto avviato insieme alla Regione e all’Osservatorio agromafie che ha visto il contributo dell’ex procuratore Giancarlo Caselli quale promotore di una riforma all’altezza della pericolosità del malaffare messo in campo dai sistemi malavitosi.
“Quasi due italiani su tre (65%) hanno paura delle frodi a tavola perché al danno economico si aggiungono i rischi per la salute – dice un’ indagine Coldiretti/Ixe’ – in riferimento all’ultima stima dell’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo) secondo cui ogni anno la contraffazione genera perdite pari a 15 miliardi di euro nelle entrate dei bilanci dei governi Ue colpendo dai vini agli alcolici, dai famarci ai giochi per bambini”.
Anche il patrimonio agroalimentare veneto è interessato da imitatori e concorrenti sleali – rivela la Coldiretti regionale che ha avviato uno studio sulle casistiche –, molti si affacciano al di qua o al di là del confine orientale occhieggiando da Austria, Slovenia e Croazia per intercettare ignari consumatori, ma anche affermati ristoratori o tentare la commercializzazione con fenomeni di “Italian Sounding”.
Alcuni esempi? Una bottiglia di “Secco” dalla forma panciuta, un vassoio di “Radizzo” celofanato in viola, un prosciutto “Dulze” con l’immagine di una città murata che nell’etichetta fa da sfondo al nome.
«La contraffazione è un crimine particolarmente odioso perché – sottolinea la Coldiretti – mette a rischio la salute delle persone, e come confermato dalla stessa analisi Euipo, si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto in questo periodo di crisi con l’emergenza coronavirus quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza. A livello mondiale le frodi sul cibo valgono oltre 100 miliardi di falso Made in Italy agroalimentare, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.
Proprio la malavita – continua la Coldiretti – considera l’agricoltura e l’alimentare aree prioritarie di investimento, strategiche in tempo di crisi perché del cibo nessuno può fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone sia dal punto di vista economico che della salute».