Cultura ed Eventi

La terra del Maghreb in mostra a Treviso nelle opere di Saverio Barbaro

5 Dicembre 2019

Sabato 14 dicembre, alle ore 16.00, nella sede museale di Palazzo Ca’ Robegan a Treviso verrà inaugurata un’esposizione dell’artista Saverio Barbaro, con una sua antologica di disegni, china su carta di grandi dimensioni, dove esprime tutto il suo percorso artistico nella terra del Maghreb: Marocco, Algeria, Tunisia, arrivando in Siria, Iraq, Siria e Turchia.

Nei suoi disegni quasi profetici, Barbaro, esprime quel mondo che attualmente rivive situazioni aspre difficili e drammatiche pur restando nella semplicità e nella essenzialità.

L’esposizione, co-organizzata dalla Fondazione Saverio Barbaro con il comune di Treviso, chiuderà domenica 12 gennaio 2020.

 

 

Scorrendo la biografia di Saverio Barbaro, si resta attoniti davanti alla facilità (apparente) con cui egli si è inserito, giovanissimo, da protagonista nelle grandi correnti artistiche europee, e dei riconoscimenti importanti che gli sono stati tributati. Veneziano, ma legato alle luci abbacinanti dei deserti sabbiosi e pietrosi, dei fucsia improvvisi di Africa come di Siria, e soprattutto di quel Maghreb del quale è il principale interprete, agli esordi si carica degli insegnamenti veneziani, ma sempre con una vena tutta sua, originale e sotto traccia, mai ostentata, e si reca a Parigi, dove altrimenti?! e in Bretagna, per poi passare a Nizza – e non è affatto irriguardoso verso nessuno scomodare in questo contesto Matisse – e da là compiere il grande salto oltremare.

Gli artisti sono persone particolari, e su questo credo che non vi siano dubbi e che si debba facilmente acconsentire; e quando sono grandi, anzi quanto più sono grandi si osserva nel loro lavoro una visione quasi profetica, un interagire con il futuro più che con il presente, una intuizione profonda, chiara a loro e solo a loro, ma che col passare del tempo si rende manifesta a tutti. Ho scritto “profetico”, emendando quanto ho avuto modo di dire in un’altra occasione, quando, invece, negavo al Nostro questa qualifica: mi sbagliavo, credo, e di qui l’odierno imbarazzo. Sono pochi coloro che sono capaci di questa visione e Saverio Barbaro è indubbiamente uno degli eletti. Ecco, dunque, il pudore, il riserbo per una grandezza a tutto tondo che si acclara ogni giorno di più. La ragione è presto detta. C’è qualcuno che ha interpretato con altrettanta lucidità – sul piano artistico visivo, ché la letteratura è altra cosa – il fondamentale rapporto del mondo cosiddetto occidentale con quello orientale, in particolare islamico? C’è chi ha saputo dialogare profondamente con una cultura, una civiltà, cogliendone gli umori, i colori, le atmosfere, i tempi, le contraddizioni, le dolcezze e le asprezze, le sfide, la profonda umanità, con tanta autorevolezza e umana comprensione? No, non c’è. E questo è stato fatto – un itinerario faticoso e isolato che continua inesausto ad essere tracciato – senza facili compiacimenti (perché una presa di posizione, spesso critica, c’è, impossibile negarlo), con chiarezza e pulizia formale estrema.