Amazon scova i “furbetti” delle recensioni grazie ad un Data Breach
13 Maggio 2021Attraverso un attacco ad un server cinese, e la relativa pubblicazione dei dati contenuti in esso, Amazon ha bloccato un meccanismo utilizzato dai venditori orientali per aumentare l’engagement e le vendite dei propri prodotti.
L’1 Marzo un database contenente più di 30 milioni di stringhe è stato pubblicato online, per oltre 5 giorni. Questo database, che proviene da un server cinese, contiene informazioni di oltre 200.000 utenti che hanno partecipato a “programmi di affiliazione” creati da alcuni famosi produttori cinesi di accessori per la tecnologia, come Aukey o Mpow. Questo database ha esposto dati come nomi e cognomi, numeri di telefono (utilizzati per contattare i clienti tramite Whatsapp o Telegram) e indirizzi email, per riconoscere gli account di Amazon.
Non possiamo parlare di veri e propri programmi di affiliazione, in quanto quello che accadeva fra i venditori e i clienti non è altro che una pratica scorretta per migliorare la qualità delle recensioni dei loro prodotti su Amazon, e acquisire quindi affidabilità del marchio e aumentare il venduto.
Il metodo infatti consisteva nel contattare, o farsi contattare dai clienti che acquistavano un prodotto, e offrire il rimborso del prodotto, o un prodotto gratis, in cambio di recensioni di 5 stelle. La parte interessante è che chi si occupava di gestire le comunicazioni con i clienti aveva anche il compito di spiegare come eludere i controlli che Amazon già attuava per evitare un abuso del sistema di recensioni.
All’interno del database che è apparso in rete troviamo infatti alcuni estratti di chat (potete trovarli nell’articolo di SafetyDetectives) dove viene indicato come scrivere la recensione per renderla credibile ad Amazon, di far passare 5/7 giorni dall’acquisto e di spiegare nello specifico di una caratteristica del prodotto, in modo tale da rendere la recensione più originale possibile.
Alcune chat mostrano anche richieste più stringenti, come il dover recensire con dei video dove si parla del prodotto per almeno 30 secondi. In alcuni casi il venditore chiedeva di acquistare il prodotto per poi rimborsarlo via PayPal dopo la recensione positiva, in questo modo si poteva regalare il prodotto eludendo le restrizioni di Amazon.
Nel frattempo Amazon non ha tardato a rilasciare dichiarazioni:
Il nostro obiettivo è garantire che i clienti vedano recensioni autentiche e pertinenti in modo che possano prendere decisioni di acquisto più informate. Per fare ciò, abbiamo a disposizione potenti strumenti di apprendimento automatico o machine learning e investigatori (persone) qualificati che analizzano settimanalmente oltre 10 milioni di recensioni e sono in grado di bloccare la maggior parte delle revisioni abusive prima ancora che vengano pubblicate. Inoltre, continuiamo a monitorare tutte le recensioni esistenti per rilevare segni di abuso e ad agire rapidamente se rileviamo un problema. Collaboriamo proattivamente con i siti di social media per segnalare gruppi di malintenzionati che promuovono revisioni illecite al di fuori del nostro store. Abbiamo citato in giudizio migliaia di colpevoli che hanno tentato di abusare del nostro sistema di recensioni e continueremo a portarli di fronte alla giustizia. Continueremo incessantemente a proteggere l’integrità delle recensioni dei clienti e continueremo a innovare per garantire che i clienti possano fidarsi che ogni recensione su Amazon è autentica e pertinente.
Ma a quanto pare il lavoro che Amazon svolge dal 2016, non è ancora sufficiente, in un recente report, rilasciato proprio un mese fa, Amazon nel 2020 ha investito circa 700 milioni di dollari e impiegato circa 10.000 persone per analizzare costantemente le recensioni e gli account, per contrastare le frodi, ma purtroppo quello di cui stiamo parlando è emerso solo grazie ad un Data Breach.
Interessante anche l’articolo del South China Morning Post (per chi capisce l’inglese), in sintesi parla di come su Amazon i venditori locati in Cina siano aumentati del 75%, passando dal 28% nel 2019 al 63% nel 2020, sicuramente un aumento legato anche alla pandemia, ma aziende come Aukey ed Mpow hanno visto nel giro di pochi anni una crescita del fatturato esponenziale grazie alla propria presenza nel noto e-commerce.
In attesa di scoprire come andrà a finire vi lasciamo con un quesito: vi siete accorti anche voi di come Amazon, nel giro di pochi anni, ha visto una crescita importante di “cineserie” nel proprio catalogo, anche con nomi tradotti male, senza descrizione e magari anche con foto errate? Cosa ne pensate? Secondo noi è il caso che inizino a dare una sistemata al proprio catalogo, per non assomigliare troppo ad altri store prettamente orientali, e di cui generalmente si ha una fiducia inferiore!
Articolo a cura di Skriba Toni Creativi