Cultura ed Eventi

Musile, l’artista Enrico Dedin nel catalogo ufficiale di Heure Exquise

26 Aprile 2023

27enne, nato a Treviso e residente a Musile di Piave. Enrico Dedin, media artist, digital creator e art director, è entrato nel catalogo ufficiale di Heure Exquise, l’organizzazione che distribuisce anche le collezioni audiovisive del Museo del Louvre di Parigi.

Il giovane artista Musilense ha già al suo attivo numerose partecipazioni a mostre, concorsi e festival in tutto il mondo, eventi culturali promossi da enti internazionali quali: FAO, NYC Parks, New York City Mayor’s Office of Media and Entertainment, Ministero della Cultura italiano, SIAE.

Le sue opere fanno parte di collezioni d’arte internazionali e ha esposto in diversi musei e spazi espositivi tra cui la Galleria di Piazza San Marco (Venezia), Los Angeles Center for Digital Art (Los Angeles), Interpark Blue Square (Seoul), MACZUL (Maracaibo), MACA (Alicante), Centro Cultural Las Cigarreras (Alicante), Zverev Center of Contemporary Art (Mosca), A3 Gallery (Mosca), Teatro India (Roma) e molti altri.

Ora arriva un altro prestigioso traguardo per Dedin, che è stato infatti inserito nel catalogo ufficiale di Heure Exquise.

«Tutto vero! Sono nel catalogo ufficiale di Heure Exquise, l’organizzazione che distribuisce anche le collezioni audiovisive del Museo del Louvre. Simbolo di Parigi, 1° museo al mondo per numero di visitatori, con oltre 8 milioni di presenze all’anno» ha commentato entusiasta attraverso i propri canali social.

«L’archivio di Heure Exquise ! Centre international pour les arts vidéo ripercorre la storia delle arti elettroniche con ben 4.000 documenti, oltre 2.500 opere di artisti tra cui spiccano i nomi di tanti “mostri sacri” come Marina Abramović, Salvador Dalí, Joseph Beuys, Bruce Nauman, Michelangelo Pistoletto, Fabrizio Plessi.

Essere, nel mio piccolo, in questa collezione fa un certo effetto».

Nel dettaglio sono due le opere inserite nel catalogo: “The Photo Hunters” e “Digital Tribalism”.

La prima, “The Photo Hunters”, è una Videoart della durata di 4 minuti e 28 secondi, girata nel 2019 a Tenerife, incentrata sul turismo di massa e sul legame uomo-natura.

“Il senso di meraviglia generato dall’imponenza dell’Oceano Atlantico e dall’avvistamento di cetacei viene sopraffatto dall’ossessione di fotografare. Non osserviamo più, fotografiamo solo. Un’escursione al largo di Tenerife, esperienza potenzialmente contemplativa, spirituale e magica diventa invece un’ansiosa caccia fotografica che rende evidente sia l’alienazione del turismo di massa sia l’incomunicabilità tra l’uomo contemporaneo e la natura selvaggia. Gli animali stessi, protagonisti della mitologia e del simbolismo, ora diventano mere immagini da consumare istantaneamente nel web. È sempre più facile connettersi alla rete, ma sempre più difficile connettersi al mondo che ci circonda. Forse non è un caso se in inglese ‘to shoot’ significa letteralmente sparare con una pistola, ma anche fare una fotografia o un filmato”.

“Digital Tribalism” è un’installazione multimediale del 2017 con 1.135 stampe digitali su carta fotografica e 1 video. L’opera è stata esposta anche alla 102^ Collettiva Giovani Artisti alla Galleria di Piazza S. Marco.

“Nella nostra società postmoderna le aziende del settore tecnologico si trovano al centro di un rituale collettivo di tatuaggi e acconciature particolari. La mole di immagini e video raccolti sul web costituiscono un elemento fondamentale del rituale stesso: la condivisione.

Con un taglio sociologico si cerca quindi di indagare il fenomeno del tribalismo digitale al di là della facile tentazione di liquidarlo come semplice fanatismo.

Questo neotribalismo che si muove nel web rispecchia la crisi delle istituzioni e identità tradizionali oltre che l’insofferenza alla mancanza di un legame sociale comunitario e offline. In assenza di ciò, per cementare il legame affettivo non rimane altra base comune che i beni di consumo. Ma suqueste basi, tale tentativo di ristabilire un legame sociale di tipo comunitario resistendo alle dinamiche postmoderne, finisce per commercializzare ancor di più le relazioni tra individui sottoponendole alla mediazione dei brand.

I brand acquisiscono una funzione totemica, diventano un surrogato delle religioni e gli individui rimangono ‘eremiti di massa’”.