I carabinieri consegnano al Museo archeologico di Altino due importanti reperti
18 Aprile 2023I Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Venezia hanno consegnato stamane al Museo nazionale di Altino due preziosi reperti archeologici. La consegna è avvenuta a parziale conclusione di un’indagine, denominata “Altino ritrovata” e coordinata dalla Procura di Treviso, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
Gli accertamenti sono scattati la scorsa estate e, in pochi mesi, hanno permesso di appurare che i due beni provengono da contesti funerari dell’antica Altinum. Si tratta di un monumento funerario lapideo (composto da due leoncini accovacciati a guardia di un cippo anepigrafe) e della base in pietra di un’urna funeraria recante un’iscrizione.
Il luogo esatto del ritrovamento non è noto, ma è riconducibile a una delle necropoli attorno ad Altino. Stando a quanto emerso dalle indagini, i due preziosi reperti sarebbero stati rinvenuti ai primi del Novecento durante dei lavori agricoli. Il ritrovamento non è stato però mai denunciato alle autorità competenti. Negli anni i reperti sono stati oggetto di più passaggi di mano, anche tra familiari, fino ad arrivare all’ultima detentrice, una signora del trevigiano. Quest’ultima ha individuato casualmente i due beni in un locale ricevuto in eredità. Ha segnalato il fatto alla Soprintendenza, che a sua volta ha informato i carabinieri del Tpc che hanno avviato le indagini.
Gli accertamenti si sono avvalsi del supporto della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, in uso ai carabinieri del Nucleo Tpc. Le indagini hanno consentito di appurare che la pregressa detenzione dei reperti archeologici era sprovvista della necessaria documentazione attestante la legittima proprietà. La normativa prevede, infatti, sui beni archeologici una presunzione di appartenenza allo Stato. Il privato che intenda rivendicarne la proprietà è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati in premio di ritrovamento oppure che gli siano stati ceduti dallo Stato, o che siano stati in proprio o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della legge 364 del 20 giugno 1909. Nulla di questo, nel caso specifico.
Gli accertamenti tecnici e storico-artistici degli archeologici della Soprintendenza hanno determinato la provenienza altinate. Si è arrivati cosi alla consegna di questa mattina, alla presenza di alcune scolaresche di Quarto. I reperti sono stati consegnati dal maggiore Emanuele Meleleo, comandante del Nucleo Tpc di Venezia, alla direttrice del museo, Marianna Bressan. Nei loro interventi Meleleo e il direttore regionale musei del Veneto, Daniele Ferrara, hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra gli enti.
Mentre le funzionarie della Soprintendenza, Cecilia Rossi e Cinzia Rossignoli, hanno evidenziato come i due reperti rappresentino due fulgidi esempi della monumentalità funeraria di Altino. Sono in ottimo stato di conservazione e hanno già rivelato parte della loro storia. In particolare l’iscrizione sulla base dell’urna funeraria è risultata una dedica alla defunta Sippia Clara da parte del dedicante Sippio Secondo. Il nome Seppius richiama una gens plebea di origine osca. Ciò conferma l’assodata prevalenza onomastica di famiglie residenti ad Altino di origine centro-italica, testimonianza dell’apporto demografico nel tessuto locale di veterani, artigiani e mercanti, data l’importanza che aveva l’antica Altinum.
Presente alla consegna anche il capitano della Compagnia carabinieri di San Donà, Daniele Brasi. Il sindaco Claudio Grosso ha rivolto ai carabinieri il grazie della comunità altinate.