Territorio

Aria “inquinata”, Legambiente V.O. lancia l’allarme

23 Gennaio 2022

Sul Veneto «Tira una brutta aria».

Legambiente Veneto Orientale Circolo “Pascutto-Geretto” lancia l’allarme dopo l’ennesimo bollettino di Arpav che segnala la concentrazione di PM10 oltre il valore limite consentito di 50 µg/m3 per svariati giorni, in diversi comuni del territorio.

Già da alcuni giorni vari territori sono classificati a “livello rosso” (da Venezia a Vicenza passando per Treviso e Padova), a causa dello sforamento per più di 10 giorni consecutivi il limite giornaliero del PM10.

«Ormai sono diversi giorni che l’Arpav ha collocato parte del Veneto e tutto il territorio del Veneto Orientale in fascia arancione con previsione in rosso per i prossimi giorni – precisa l’associazione –. Non stiamo parlando di Covid ma di un’altra, ed altrettanto pericolosa, “pandemia” che attanaglia da molti anni la pianura padana: la Mal’Aria.

Non parliamo della “malaria” combattuta con il chinino e le bonifiche, ma dell’avvelenamento giornaliero, inodore e invisibile, che con le emissioni di particolato, dalle PM 10 in giù, è causa di almeno 50.000 morti all’anno».

Già lo scorso 10 novembre la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per i dieci anni di “violazione sistematica e continuata” delle norme sull’inquinamento per il PM10. La questione dell’inquinamento atmosferico è un problema certamente nazionale, ma la sua parte la fa anche in nordest.

Nella mappa della qualità dell’aria urbana, diffusa dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), ben 4 città italiane rientrano nella top 10 delle città più inquinate d’Europa: Cremona, Vicenza, Brescia e Pavia.

«L’ Europa ha condannato l’Italia, le regioni del bacino padano, a sanzioni milionarie per non aver garantito il risanamento dell’atmosfera e la tutela della salute dei cittadini residenti – continua la nota di Legambiente V.O. –.

L’accordo bacino padano, stretto tra le Regioni della pianura padana, prevede l’adozione di misure per contenere le fonti di emissione, traffico-riscaldamento-agricoltura, con azioni più stringenti al peggiorare della situazione.

Legambiente da anni ritiene insufficienti le misure adottate ma, soprattutto, denunciamo l’assoluta mancanza di assunzione di responsabilità da parte dei sindaci e della regione.

Chiediamo con forza che la questione risanamento dell’aria e tutela della salute dei cittadini sia posta in testa alle azioni delle varie istituzioni».

Rivedere i parametri per le azioni territoriali:

«l’aria si sposta e con essa il particolato perciò servono azioni territoriali. Solo San Donà, tra i comuni del veneto orientale, rientra per numero di abitanti tra quelli che devono adottare misure di limitazione, da tempo Legambiente chiede che si superi il concetto di “città” e si adotti la misura dell’agglomerato urbano.

Nel nostro rapporto mal’aria del 2019 abbiamo evidenziato che il portogruarese emette ben più del sandonatese a dimostrazione che non è la dimensione della città da prendere in considerazione ma il territorio.

Ribadiamo la necessità che la conferenza dei sindaci ponga in essere azioni concrete partendo dai due poli territoriali, Portogruaro e San Donà di Piave».

Le azioni proposte da Legambiente:

Bisogna «favorire l’uso dei trasporti pubblici investendo in potenziamenti degli stessi, i piani della mobilità sostenibile devono accelerare nell’esecutività. Vanno rivisti i regolamenti edilizi bloccando la costruzione di camini aperti, l’uso delle biomasse e migliorata l’efficienza energetica di tutti gli edifici pubblici. In agricoltura come primo passo, va resa efficace e verificata l’applicazione del calendario per gli spandimenti approvato dall’Arpav e fatto rispettare il divieto di accensione di fuochi. È urgente ridurre il traffico urbano generato attorno agli edifici scolastici istituendo le “strade scolastiche”, una delle prime azioni che tutti i sindaci possono attivare a costo quasi nullo».

Conclude con una considerazione di carattere sanitario la nota di Legambiente sul rapporto mal’aria:

«Paghiamo ogni anno enormi costi sanitari dovuti alle ricadute dell’inquinamento sulla salute dei cittadini. Costi che, furbescamente, nessuno contabilizza. Se venissero posti a bilancio potremmo capire, effettivamente, quali possono essere i benefici, anche economici, ottenuti con il miglioramento della qualità dell’aria e della vita dei cittadini.

Riteniamo inderogabile l’assunzione di decisioni da parte delle amministrazioni, singolarmente e territorialmente per: ridurre il traffico motorizzato privato (prima fonte di emissione), tagliare le emissioni in agricoltura, dall’industria, dalle centrali a fonti fossili e del riscaldamento degli edifici.

Siamo certi che la pandemia giungerà, molto presto, ad un punto di controllo e normalizzazione cosa che, purtroppo, non si intravvede per l’altrettanto drammatica situazione da avvelenamento da Polveri sottili».