Covid 19, Arpav partecipa a studio epidemiologico nazionale
7 Maggio 2020«Dopo lo studio annunciato la settimana scorsa, denominato Pulvirus, sulle conseguenze del lockdown relativamente alle emissioni in atmosfere e sulle interazioni tra particelle sottili e virus, la Regione sarà ancora in prima linea attraverso il suo braccio operativo ARPAV insieme alle ISS, ISPRA e SNPA per affrontare gli effetti del virus mettendolo in relazione all’esposizione all’inquinamento da PM10».
Spiega Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente, annunciando la partecipazione dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Veneto ad un nuovo studio sul tema delle possibili correlazioni tra Covid-19 e inquinamento atmosferico. Promosso da Istituto Superiore di Sanità e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) di cui fanno parte le Agenzie ambientali delle Regioni (tra le quali ARPAV), questa volta si tratta di uno studio epidemiologico nazionale per valutare se e in quale misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.
«In entrambi gli studi nazionali, che rappresentano l’impegno istituzionale e integrato di tutte le Autorità sanitarie e ambientali dello Stato e delle Regioni nell’affrontare dal punto di vista conoscitivo e operativo questo tema, Arpav è in prima linea – afferma Luca Marchesi, direttore generale Arpav -. L’Agenzia veneta non solo mette a disposizione i propri dati ma ha un ruolo attivo di contributore scientifico e tecnico».
«Va verificato, per esempio, – spiega Bottacin – se una popolazione esposta a maggior inquinamento dell’aria riscontri una maggior vulnerabilità al virus in termini di effetti e se questo possa esser collegato a una maggior vulnerabilità generale a malattie respiratorie. Un approfondimento del genere è quanto mai opportuno, ma anche complesso, in quanto coinvolge moltissimi aspetti della scienza interconnessi tra loro: l’epidemiologia, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, la chimica, la biologia, la fisica, la meteorologia, ecc. Uno studio, quindi, articolato, che richiede competenze diverse. Ma proprio per questo il Veneto, che dispone di una rilevantissima quantità di dati, può garantire un importante contributo».
Lo studio epidemiologico si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS, e su quelli del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA. Inoltre si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS) per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali. Saranno realizzati anche approfondimenti su scala regionale condotti con metodologia comune per evitare approcci frammentari e garantire la confrontabilità dei dati. La qualità e rigorosità saranno garantite da un Advisory Board costituito da esperti nazionali e internazionali.